La Fine è il mio Inizio
Chi era Tiziano Terzani? Perché suo figlio Folco si sente ossessionato dalla figura del padre? Quali sono le verità che ha scoperto Tiziano nei suoi viaggi? Domande esistenziali che cercano risposte altrettanto esistenziali, in un uomo particolare, dalla mente brillante, ma anche in un padre che sa il fatto suo.
La Fine è il mio Inizio Tratto dall'omonimo libro che ha venduto ben 600.000 copie, 'La fine è il mio inizio' è un breve sunto dell'avventurosa vita del giornalista e documentarista Tiziano Terzani e del suo rapporto col figlio, Folco. Arrivato agli sgoccioli della sua vita a causa di un tumore, Tiziano richiama a se Folco, che ora vive a New York, per passare gli ultimi momenti insieme e una volta raggiunto, Folco comincia a raccogliere tutto il materiale che gli è possibile avere, per poter strutturare un futuro libro, con interviste, video e "tuffi nel passato", che lo portano a rivivere anche momenti di duro conflitto. L'ombra che Tiziano ha infatti disteso sul figlio per tutta la sua vita attanaglia e soffoca Folco, che si mostra freddo e scostante nei confronti del padre. Durante quest'ultimo periodo però, i due vivono una trasformazione, una magica fusione, che cambierà le carte in tavola. Regia di Jo Baier, con Elio Germano nei panni di Folco e Bruno Ganz in quelli di Tiziano stesso. Uscito nelle sale italiane il 1 Aprile scorso è girato interamente a Orsigna, il piccolo paese sull'Appennino pistoiese, dove Terzani aveva casa; luogo che accompagna la spiritualità della pellicola, con scorci e paesaggi mozzafiato. La quiete e la calma continue sono intervallate da scintille di vecchi rancori tra padre e figlio; rancori che cercano però riappacificazioni. La complessità e l'ampiezza della vita di Tiziano, si oppongono alla semplicità e all'umiltà dell'abitazione di quest'ultimo; particolari che passano allo spettatore, una profondità d'animo e di messaggi immensi. Un film che va visto col cuore più che con la testa, che va invece azzittita e tenuta a bada solo per 98 minuti. Scadente l'interpretazione di Elio Germano, che nonostante avesse 4 battute(tra le quali 2 colpi di tosse), non è stato in grado di dargli vita e/o colore, esprimendole in tono meccanico e freddo. Sciolta e realistica invece quella di Ganz, che ha saputo arricchire i suoi numerosi monologhi con espressioni vitali e vere. E' probabile che molti non apprezzeranno questo film, perché troppo sottile, perché lascia troppa libertà allo spettatore, ma chi invece comprenderà la bellezza di questa semplice pellicola, saprà anche cogliere quella delicata magia che l'avvolge. I messaggi svolazzanti per tutta la durata sono perle preziose che vanno trascritte per non dimenticarle; mantra importanti, che aiutano a vivere meglio e che forse possono aiutare a leggere la vita sotto un'altra chiave.
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