Chiesa di S. Nicola in Cesano di Roma
Uno degli amanti di Cesano, Ezio Iacobelli, ci racconta sulla bellissima Chiesa di San Nicola (sec. XI) che abbiamo al Borgo antico.
Al Km. 27 della Via Cassia si trova l’abitato di Cesano con un’unica grande via centrale che inizia con la chiesa di S. Nicola e culmina nel Castello di Piazza Caraffa.
Il centro è di antichissime origini. Pare che sia stato fondato dagli Etruschi perché, oltre alla vicinanza di Veio, sono stati effettuati ritrovamenti in zona di urne cinerarie graffite e di altri reperti archeologici risalenti a detta popolazione. I Romani vi ebbero le loro ville, come dimostrano i ruderi di costruzioni ed i frammenti musivi che si trovano nel suo territorio.Si crede che sia l’antico Cesarianum – massa Cesarea – derivante dalla gens Caesia che ebbe fondi in queste parti, dove Julia Procula eresse un monumento al suo amato Giulio Cesare.
La posizione della chiesa di S. Nicola, di fronte al Palazzo medioevale, costituisce una strettoia obbligata per l’ingresso in paese. Il suo basamento sagomato assai più alto della via d’accesso e delle vicine costruzioni, fa pensare che la chiesa sia stata costruita sulle fortificazioni antecedenti di guardia al Borgo.
L’edificio, dell’XI secolo, a pianta rettangolare a navata unica, ha un’abside rotonda sporgente ed è costruito in parallelepipedi di tufo. La facciata ha una semplice struttura rettangolare culminante con un timpano con, al centro, una finestrella circolare. La porta d’ingresso, semplice e lineare, è sormontata da un arco marmoreo a tutto sesto a blocchi concentrici ed ha ai lati due finestrelle rettangolari. Al centro della facciata si apre una delicata finestra ottagonale che richiama il classico rosone romanico. Sulla sommità del frontone, una croce in ferro battuto risalente alla prima metà del XIX secolo. Sulla destra, il semplice campanile a vela con una campana in bronzo del 1906 conclude l’altezza della costruzione.
Dietro la chiesa vi era il cimitero le cui mura furono ricoperte dalla terra di riporto scavata per le fondamenta della Casa Canonica. Al tempo del Cardinale Rezzonico, vescovo di Porto e S. Rufina nel 1508, si decise che i forestieri non fratelli delle Congregazioni allora esistenti fossero sepolti nella chiesa di S. Nicola anziché nella chiesa di S. Giovanni Battista. Per le sepolture si pagavano 15 paoli per gli adulti e 75 baiocchi per i bambini (1 scudo equivaleva a 10 paoli ed 1 paolo a 10 baiocchi).
All’interno nella parete destra sono visibili due grandi archi di differenti misure poggianti al centro su una unica elegante colonnina marmorea inglobata in una parete costruita successivamente che rende ciechi gli archi stessi. L’intonaco copre in massima parte due affreschi collocati sulle pareti destre nell’intradosso delle arcate rappresentanti il Redentore benedicente l’uno e la Virgo Lactans con Gesù Bambino al seno l’altro. I due affreschi risalgono all’ultimo quarto del XIV secolo.
I due archi probabilmente davano l’accesso ad un’ala della chiesa, in seguito adibita a Sagrestia e a Canonica. Successivamente, nel 1600, a ridosso del lato destro della chiesa, fu costruita una Canonica più grande, la casa del Cappellano, su due piani ai quali conduce una stretta scala in mattoncini esterna alla chiesa stessa. Il primo piano ha ospitato a suo tempo la scuola ed il secondo gli alloggi per il Cappellano e per il Predicatore quando veniva a Cesano.
Sul lato sinistro la parete presenta una teoria di affreschi risalenti tutti alla seconda metà del XV secolo,portati alla luce nel 1900. Partendo da quello più vicino all’ingresso, in una edicola in gesso e stucco, ai piedi della quale fino al secolo scorso vi era un piccolo altare in marmo con gradino di legno, una Madonna delle Grazie col Bambino è incorniciata a mò di quadro e si sovrappone in parte ad un’altra edicola circondata da motivi floreali dove una Madonna con un frutto in mano ed il Bambino in piedi che l’abbraccia, si poggia su un finto davanzale di finestra. I due affreschi, simili nelle pose, sembrano eseguiti da una stessa mano in momenti diversi. Segue una serie di figure benedicenti racchiuse in cornici dipinte: S. Antonio Abate e S. Pacomio Abate identici nella posa, nelle vesti e negli oggetti (un libro ed una spada o bastone, su uno dei quali s’intravede la parola SPE), S. Nicola in abiti vescovili ed un Gesù Cristo Salvator Mundi o Pantocrator (dal greco “tutto onnipotente”, immagine diffusa specialmente nell’Impero bizantino), adulto, con mantello e globo terrestre. Dopo un affresco quasi completamente scomparso, un’altra Madonna col Bambino con palla, quindi una ieratica figura vescovile con l’aureola ed un libro aperto, ed infine, notevole per le sue diverse dimensioni e per la rappresentazione più particolare del soggetto dipinto, un S. Sebastiano legato e ferito sottoposto a sevizie da due arcieri. Le cornici dipinte attorno ad ogni affresco, l’assenza di sfondi (eccetto che a S. Nicola) dietro ad ogni figura, qualche decorazione uguale (vedi gli angoli superiori di S. Sebastiano e della Madonna col Bambino con la palla), le pose pressoché identiche dei Santi, fanno pensare ad una stessa mano, ad una stessa epoca, ad un profondo e semplice amore per l’arte sacra, scevra di orpelli e fronzoli inutili
Nel catino absidale c’è il Cristo in gloria al centro di un cielo pieno di angeli; il tutto è contornato da una cornice di artistici candelabri e cherubini.Nell’emiciclo absidale, tre distinte ed eleganti figure a grandezza naturale sono divise fra loro da finte colonne affrescate con delicati fregi ornamentali: a sinistra S. Giovanni Battista su un elegante sfondo riproducente un tappeto ricamato uguale allo sfondo di S. Nicola di Bari, sulla destra, con mitria e pastorale. Le due figure sono ai lati di una bella Madonna orante su trono marmoreo con il Bambino sul suo grembo e con ai lati due angeli in cielo, di delicata fattura.
Ai piedi dell’abside corre una fascia, in parte scomparsa per un rozzo tamponamento di materiale calcareo per la chiusura di una precedente finestra e per una statua appoggiata al muro, recante la seguente iscrizione:
QUESTA · TRIBUNA · E DIPINTA · AL TEPO · DE INTENTA · EDE […] MAT […] DI CESANO · ANO · DNI · M · CCCC · LXXXX
da cui si rileva con certezza l’anno degli affreschi: 1490. Il segno riportato su alcune parole dell’iscrizione sottintende un’abbreviazione della parola stessa.
Sugli spigoli che delimitano l’abside si notano, sia sulla destra sia sulla sinistra, due coppie di anelli in ferro che un tempo probabilmente ospitavano dei cardini di un cancello o di una grata che forse chiudeva lo spazio absidale.
Tutti gli affreschi descritti vengono attribuiti alla Scuola Viterbese il cui caposcuola era Antoniazzo Romano che fu attivo appunto nella seconda metà del XV secolo.
Al centro dell’abside è presente una modesta statua in gesso policromato di cm. 155 per 95, rappresentante San Nicola di Bari che, pare, in origine portasse la mitria. Risale al XIX secolo.
Invece una statua in buona fattura, sempre di S. Nicola, si trova nel fondo della chiesa. Essa fu ordinata nel 1951 alla ditta Perathoner di Ortisei (BZ) e costata, compresi l’imballo, la spedizione ed i ferri per portarla in processione, lire 85.585 raccolte dalla popolazione di Cesano con l’importo della vendita della paglia (lire 70.000), della festa del S. Rosario dello stesso anno (lire 15.000) e di elemosine (lire 585). La statua, alta cm. 160, ha gli occhi di cristallo ed una ricca decorazione in oro su un’elegante e morbida stola su mitria e pastorale.
Il Santo al quale è dedicata la chiesa, S. Nicola di Bari, è sempre raffigurato con paramenti vescovili perché l’unica cosa certa è che fu vescovo di Mira, un tempo capitale della Licia. Visse nel IV secolo e pare che sia stato incarcerato sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano e liberato da Costantino nel 313. Avrebbe partecipato al Concilio di Nicea nel 325. È il patrono della città di Bari, di Sassari e di Lecco e la sua festa è il 6 dicembre. È il Santo protettore di Cesano.
Nella chiesa fa bella mostra di sé un’acquasantiera in marmo bianco del 1580 costituita da una elegante coppa su un delicato balaustrino poggiante su un dado di marmo recante la scritta S. T. MAR. Sulla parte di mezzo compare in rilievo uno stemma formato da due spighe al centro di una rosa, ai lati del quale ci sono le lettere D e C.
All’interno, sopra la porta d’ingresso, un’epigrafe marmorea di cm. 28 per 65 reca l’iscrizione:
COMUNITAS CAESANI HANC STAM ECCLESIAM DIVO NICOLAO DICATAM FERE FUNDITUS COLLAPSAM AERE PROPRIO REAEDIFICAVIT ANNO DNI MDCLXXXVI
(La comunità di Cesano riedificò questa santa chiesa dedicata a S. Nicola quasi crollata dalle fondamenta con propri denari nell’anno del Signore 1686).
Un’altra epigrafe del 1981 attesta che “Teresa e Renato Bornigia” ripararono il tetto.
Il 10 Dicembre 1975 fu denunciato il furto di una tela ad olio di cm. 100 per 60 raffigurante l’apparizione del Redentore e della Madonna a San Nicola di Bari con un gruppo di Angeli che sostengono il pastorale greco. Detta tela, giudicata “opera di buon pennello non priva di pregi artistici con influenze bolognesi della metà del Seicento”, proveniva dalla chiesa di Galeria della quale, come per Cesano, San Nicola era il protettore.
Verso l’anno 1650 la chiesa crollò in parte (la facciata ed il lato destro per chi guarda) e fu costruita l’attuale chiesa intitolata a S. Giovanni Battista.
Nella relazione della visita pastorale del 1683 si legge: “il maltempo causa lo scoperchiamento della chiesa ed il conseguente abbattimento di alcuni muri”. Nel 1686 S. Nicola infine fu restaurata dalla Comunità di Cesano.
Dal 1888, anno in cui la chiesa di S. Giovanni Battista fu chiusa per inagibilità, all’anno 1892, quando Don Morotti, allora Parroco di Cesano e Vicario foraneo, la restaurò e la riaprì al culto, S. Nicola fu l’unica chiesa officiante in Cesano ma dove, essendo piccola, “lasciava gli uomini fuori la porta”.
Nel 1893 fu sospesa per “tetto guasto, il piancito e le finestre rotte”. Subì vari interventi negli anni successivi, fino al 1992, quando la chiesa di S. Nicola, già dichiarata Monumento Nazionale, venne chiusa e passata sotto il vincolo del Comune di Roma e dei Beni Culturali.
In occasione dell’ennesimo restauro della parrocchia di S. Giovanni nel 2006, la chiesa di S. Nicola è stata riaperta al culto e riaffidata al parroco Don Luigi Noli.
© Ezio Iacobelli 2007
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