Cesano di Roma

Caro diario…

Caro diario…

Caro diario…
luglio 02
19:11 2016

Da una pagina strappata portata via dal vento…

Caro diario,

oggi è stata una giornata di quelle che preferiresti andare in giro con gli occhi bendati.

La mattina cupi suoni nelle vicinanze hanno accompagnato il mio risveglio, immaginando di essere sotto qualche maceria di un muro crollato mentre i soccorritori ne abbattevano parte per recuperare il mio corpo inerme… Ma non era quello il motivo dei colpi sordi.

Poco dopo un messaggino: c’è un ragazzo che ha deciso di occupare un terreno comunale per il proprio orto. Per farsi un varco, sta abbattendo il vecchio muro, per raggiungere il varco, ha sradicato le piante che con amore la vicina aveva piantato in un’aiuola che, abbandonata dal Comune, è curata dai residenti. Che fare?

Avvertire la polizia municipale? Forse non è il caso.

Contatto quindi un consigliere municipale amante del posto per fargli presente lo scempio. Arriva due ore dopo…

Nel frattempo cerco di sentire il comandante della stazione dei CC ed il suo vice, a livello amichevole, come consiglio, più che denuncia. Nessuno dei due è raggiungibile, neanche sul telefonino.

Allora contatto una attiva associazione del posto dove ci sono contatti anche con la Polizia di Stato per capire il miglior modo di agire. Il presidente dell’associazione si reca sul posto. In quel momento il ragazzo ha acceso un fuoco per bruciare le sterpaglie a rischio di mandare in cenere la vicina casa e tutto l’abitato circondato da alberi di alto fusto, erbacce secche e sterpaglie. Il fumo arriva in tutte le case, i vicini si barricano dietro le finestre. Redarguito per quanto ha fatto e sta facendo, il ragazzo decide di spegnere il fuoco e giustifica il danno al muro per raggiungere il posto e togliere le sterpaglie. Gli viene fatto presente che essendo l’area pubblica non può fare come crede, se prima non ha chiesto l’autorizzazione al Comune di Roma.

Ne segue una chiacchierata in piazza dove a qualcuno pare normale che, assente da anni il servizio comunale che dovrebbe tenere pulite le proprie aree verdi, i cittadini se ne assumano la pulizia e per farlo venga abbattuto un muro ed in parte distrutta un’aiuola curata.

Nel frattempo, qualcuno terrorizzato forse dal fumo che nasconde il fuoco, chiama la Polizia Municipale che si presenta a quanto si apprende un’ora dopo, a fuoco spento.

Sentite le giustificazioni del ragazzo e non riscontrando un’occupazione bensì una pulizia, la polizia non ritiene necessario il proprio intervento, né tanto meno denunciare il cittadino fai-da-te. Ma il muro del Comune che è stato abbattuto? Ah, serviva per far passare la carriola, anche il sentiero creato sull’aiuola curata.

Morale della favola, se a Roma, attraverso i propri organi di controllo non interessa nulla, perché il cittadino onesto dovrebbe preoccuparsi? Ma nei corsi di aggiornamento di chi indossa la divisa la teoria del vetro rotto viene loro spiegata? Seguirà l’occupazione dei più scaltri di tutte le aree pubbliche a scopo privato.

Il giorno dopo, il ragazzo procede imperterrito col suo obiettivo… e va avanti!

Nel primo pomeriggio cambio municipio, zona centrale di Roma. La stretta strada che percorro a piedi lungo il tratto che devo fare per raggiungere il portone dov’è il mio appuntamento è costeggiata da due muri, uno appartiene ad un commissariato della Polizia di Stato, l’altro agli uffici del Municipio.

Dalla parte della polizia, i posteggi sono riservati. Diversi posti liberi. Dall’altra si parcheggia sul marciapiede, poco più largo di mezzo metro: il pedone, per superare l’ostacolo, finisce per camminare in mezzo alla strada, che essendo a senso unico permette di controllare le vetture in arrivo, ma al ritorno?

Ci sono un paio di uffici, presumibilmente comunali, che hanno l’affaccio lì: per terra, davanti agli ingressi, un tappetto di centinaia e centinaia di cicche.

Poco prima di imboccare la strada, passando affianco ai cassonetti, l’operatore AMA lì impegnato, rumoreggiava spostando una scatola piuttosto grande che nella precedente vita è servita per contenere qualche elettrodomestico, mentre ora giaceva abbandonata per terra. L’operatore, la sposta con cura vicino alla campana del vetro. Come mai invece di aprirla e piegarla ed inserirla nel cassonetto dal coperchio bianco la lascia per terra? Non glielo domando, dovessi ferire la sua professionalità…

Un’ora dopo ripasso in quel punto e mi fermo vicino ai cassonetti in attesa del semaforo per i pedoni, ché ho chiamato il verde premendo il pulsante, mentre una ragazza è già in attesa. Questa è lunga, l’attesa; l’immagine della ragazza mi distrae… Schiaccio di nuovo, passano i minuti. Nessun verde all’orizzonte. Ma un rumore sordo, simile a quello del mattino, provoca che mi giri a guardare verso un signore intento a scaricare dalla carriola dei calcinacci che posiziona all’interno della scatola.

Intanto, il pulsante rischiacciato non fa partire il verde. Non c’è niente da fare. Non funziona. Attraverso con un bel rosso acceso, a mio rischio e pericolo, dietro di me la ragazza, davanti a me, nel verso contrario, un uomo spingendo un passeggino con un bambino. Il semaforo rimane sempre sul rosso per i pedoni…

Oddio, mi hanno scippato l’Italia!

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