Antichi borghi in Italia diventano “smart”: il caso di Cesano nell’alto Lazio
I borghi antichi, una realtà tutta italiana, sono veri e propri scrigni di tesori: paesaggistici, archeologici, di tradizioni artigianali ed eccellenze agroalimentari. Cesano, nell’alto Lazio, è uno di questi: un borgo medioevale che ha mantenuto intatte nel tempo le caratteristiche storico etnografiche e ambientali. Si trova su uno sperone di tufo, da più di duemila anni: antico possedimento della famiglia Caesia, fu donato con la bolla papale di Sergio III alla curia Vaticana, poi durante i secoli è stato, per conquista o cessione, proprietà di molte famiglie nobili, ultima delle quali i Chigi. Dopo anni di abbandono, il borgo è pronto al risveglio grazie al progetto di creazione di un distretto culturale del benessere. Questo grazie a un gruppo di intellettuali e professionisti, e con il supporto delle istituzioni locali. La parola d’ordine è organizzare tutte le attività umane in loco, comprese quelle legate alle eccellenze territoriali, alle produzioni locali e all’ambiente, perché collaborino in sinergia per rendere il borgo “smart”, proprio come una “smart-city” in miniatura, all’insegna della sostenibilità in tutti gli ambiti.
Questo progetto ha un nome: “Cesano distretto culturale del BenEssere”. Ne abbiamo parlato con il Professor Leonardo di Paola, uno dei principali artefici di questa iniziativa.
D – Come è nata l’idea di rendere “smart” il borgo di Cesano?
R – In realtà sono più di duemila anni che il Borgo di Cesano può essere considerato “smart”. In quell’epoca la famiglia Caesia lo scelse per farne la residenza di campagna per l’aria salubre, la fertilità del territorio, la posizione strategico-geografica. Nel 950 d.c., grazie a una bolla di Papa Sergio III l’area fu in seguito assegnata alla cattedra di San Pietro. Prima di arrivare ai giorni d’oggi questo bellissimo territorio è stato oggetto di disfide, conquiste e transazioni. È stato proprietà di varie potenti famiglie del tempo: gli Annibaldi, gli Anguillara, gli Olgiati e per finire i Chigi .
D – In che modo possono interagire i cittadini, con le istituzioni locali?
R – Il principio della sussidiarietà, nella nostra costituzione, prevede una modifica i rapporti fra i cittadini e i poteri pubblici non più fondati esclusivamente sull’ autorità, ma improntati sulla partecipazione e sulla collaborazione: un quadro che vede al centro del sistema l’uomo con la sua capacità d’iniziativa e responsabilità. Un esempio da noi è il volontariato. Maggiore é la crisi, più grande è la necessità di far interagiere le istituzioni con i cittadini, mettere a sistema la sussidiarietà verticale con quella orizzontale. Il nostro “Distretto” è stato creato anche per questo motivo.
D – Quali sono le eccellenze territoriali che andrebbero rivalutate: agroalimentare, artigianato, archeologia, risorse naturali?
R – In questo territorio posto all’estremo nord di Roma, ai confini con la Tuscia, possiamo rilevare molte eccellenze conosciute, ma ce ne sono tante ancora da scoprire. Fra le più belle e poco conosciute, tanto per citarne due, abbiamo una meraviglia della natura come il lago di Martignano, e una meraviglia costruita dalla mano dell’uomo come l’eremo santuario del Sorbo. Caratteristica propria di questo territorio è la copresenza di numerose filiere che, se fatte interagire fra di loro, potrebbero essere una risorsa unica. Le filiere che convivono in questo territorio sono quella agroalimentare, l’enogastronomica, l’artigianale, la culturale-storica-archeologico-ambientale. Messe a sistema attraverso la creazione di un “Distretto culturale del BenEssere” potrebbero riverberarsi positivamente sull’intero territorio.
D – Questa rivalutazione potrebbe rappresentare un volano anche per l’economia, e creare occasioni di lavoro anche per i giovani?
R – Un distretto culturale nasce come centro di aggregazione di realtà presenti in un determinato territorio, potenzialmente sinergiche ma scollegate fra di loro. Il network che vogliamo costituire diventerebbe certamente un volano per creare micro impresa, nuovi posti di lavoro e reddito, oltre che essere utile per salvaguardare l’ambiente.
D – Cosa pensate di fare per il settore ricettivo, perché si possa realizzare un turismo sostenibile?
R – Fra le varie possibilità presenti sul nostro territorio c’è per esempio la scuola Allievi Ufficiali, una vecchia Scuola di Fanteria che è considerata la più grande caserma d’Italia. Oggi la caserma è in disuso. Grazie alla vicinanza con la stazione della metropolitana, tale spazio potrebbe essere convertito con altre destinazioni d’uso. Fra le ipotesi che stiamo valutando: la sede di una facoltà universitaria, un’ accademia multimediale, residenze per studenti fuori sede e un ostello per la gioventù. Per quello che riguarda il turismo poi, non dimentichiamo che il Borgo di Cesano è stato riconosciuto ufficialmente fra i percorsi della via Francigena. Inoltre il vecchio Borgo ha molte abitazioni antiche abbandonate, che potrebbero diventare strutture ricettive per un turismo sostenibile.
D – Tra le varie iniziative, prevedete anche corsi di formazione in qualche settore?
R – In tempo di crisi, con il livello di disoccupazione che abbiamo, soprattutto fra i giovani, l’investimento più utile e meno costoso che si possa fare è quello della formazione: una formazione che sia innovativa, alternativa a quella tradizionale. Per esempio pensiamo a realizzare accordi con centri di formazione mirata a recuperare antiche arti e mestieri: un’ attività che potrebbe creare nuove imprese e attrarre studenti anche dall’estero.
D – Avete pensato alla realizzazione di un museo delle arti e mestieri, che possa testimoniare la storia del territorio?
R – L’idea esiste in pectore, stiamo progettando anche questo. Le case dei cesanesi tra l’altro sono ricche di antichi strumenti di lavoro, tramandati da generazioni, testimonianze di un’Italia prevalentemente rurale. Oltre a questo c’è tanto artigianato da rivalutare, da conservare e far conoscere alle nuove generazioni.
D – Pensa che sarebbe utile creare un network di borghi storici, a livello regionale o nazionale, motivati a sperimentare la sostenibilità in tutti gli ambiti?
R – Esistono già a livello nazionale molte associazioni di borghi storici antichi, tra i più belli d’Italia, con analoghe finalità di salvaguardia e valorizzazione. Il nostro borgo però ha una caratteristica che lo differenzia da tutti quelli che sono comuni autonomi: è comune di Roma, ed è l’unica parte del centro storico della capitale a essere fuori delle mura Aureliane. Nel nostro progetto c’è l’interazione con le realtà circostanti, per creare un network d’offerta turistica a chilometro zero, anche per le gite fuori porta dei cittadini romani.
D– I cittadini di Cesano sono consapevoli delle opportunitàche potrebbe apportare una gestione del territorio più sostenibile, anche in termini di qualità della vita?
R – In un mondo sempre più contaminato, l’integrità del nostro territorio rappresenta un patrimonio inestimabile che va preservato attraverso un processo di comunicazione capillare, supportato da iniziative mirate a sollevare l’interesse dei media e a creare un turismo sostenibile, sia a livello economico che ambientale. I cesanesi stanno cominciando ad averne consapevolezza sempre di più. Una corretta e puntale informazione da parte di tutti i soggetti coinvolti, farà il resto.
D – Progetti futuri?
R – Fare dell’antico borgo e del suo territorio il portale d’ accesso verso il Parco Naturale Regionale di Bracciano Martignano, e verso la zona nord di quello etrusco di Vejo, che a pochi passi da qui, costituisce uno dei siti archeologici più importanti del mondo. Il nostro progetto di distretto, oltre a salvaguardare e a valorizzare l’ambiente, favorirà la microimpresa locale, e incrementerà di conseguenza occupazione e reddito.
D – Un suggerimento per altre realtà come la vostra, che vorrebbero riqualificarsi, pur in tempi di crisi e con la latitanza di contributi istituzionali?
R – Il suggerimento, ma è più un’esortazione in realtà, è in un antico motto latino: Nihil difficile volenti!
Fonte – TISCALI 14 Ottobre 2013
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