Il “castello”: un mese dopo
Domenica 30.10.2016 alle ore 07.40.17 una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 6.5, con epicentro a 5 km da Norcia, negli Appennini, ha creato danni nell’immobile pubblico più importante ed emblematico di Cesano: il cosiddetto “castello“; l’ex asilo dell’Opera Pia Don Giuseppe Morotti. Un lascito dell’allora parroco di Cesano alla comunità. Una struttura già di per sé abbandonata all’incuria da chi ne avrebbe dovuto curare la proprietà, manutenendola dovutamente e rendendola usufruibile ai residenti.
Questo succedeva più di un mese fa…
Ma che cos’è di preciso? In mano a chi è la gestione? Quali sono gli attori coinvolti e, soprattutto, cos’è cambiato da quest’ultimo 30 Ottobre?
Fisicamente è questo: «La sua mole, riedificata tra fine ‘800 e inizi ‘900, s’imposta su precedenti murature a tufelli di età medievale; proprietà degli Orsini fino al 1662, appartenne successivamente ai Chigi […]. L’aspetto attuale di “castello”, con torre centrale con orologio e cornicioni caratterizzati da sottomerli tipici dei fortilizi, risale al 1908 per interessamento del parroco don Giuseppe Morotti, che dal 1922 vi iniziò attività di tipo assistenziale (asilo per bambini indigenti e scuola di cucito) portate avanti, dal 1926 al 1969, dall’Opera Pia a lui intitolata. Oggi l’ex Opera Pia Don Morotti continua ad essere proprietaria dello stabile. […].» dalle tavole di Terra di Cesano – cultura, arte, devozione (2014).
Giuridicamente, un’opera pia è un’istituzione di assistenza e/o beneficenza ai poveri, nei campi della sanità, dell’educazione e dell’istruzione, agevolando l’avviamento a qualche professione, arte o mestiere, od in qualsiasi altro modo il miglioramento morale ed economico. (fonte Wikipedia).
E l’IPAB? Gli istituti pubblici di assistenza e beneficenza (abbr. IPAB) sono organismi di diritto pubblico istituiti con regio decreto n. 2841 del 1923 e che hanno subìto numerosi interventi di riforma, non da ultimo con il D.L. 4 maggio 2001, n. 207. A partire dal 2003, la riforma delle IPAB ha portato le Regioni alla trasformazione della maggior parte delle stesse in persone giuridiche di diritto privato con una presenza al proprio interno di membri di nomina pubblica (municipale e regionale).
Nel 2005 l’allora Sindaco Veltroni ha nominato l’ultimo consiglio di amministrazione formato da un presidente e due consiglieri del Comune di Roma, uno dell’Università Agraria di Cesano ed un altro della Parrocchia di Cesano. Non si è a conoscenza di nessuna iniziativa di tale consiglio, sostituito da un commissario straordinario. In verità, c’è qualcosa che è rimasta però lettera morta, perché [ci viene riferito] «l’ultimo consiglio in carica aveva concluso un accordo di transazione attraverso la ristrutturazione dell’appartamento, ora laboratorio di pittura, con l’occupante per liberare il “castello”; ma tale intervento non si concluse poiché la presidentessa non trovò un segretario in grado di procedere alle operazioni.».
Passate sotto il controllo della Regione Lazio, sotto la presidenza di Renata Polverini (PdL), l’allora Assessore agli Enti, Giuseppe Emanuele Cangemi (cresciuto e vissuto a Cesano) propose per l’incarico di nuovo commissario Giancarlo Soccorsi (cesanese di nascita e residenza), riconfermato in tale incarico dalla successiva giunta Zingaretti (PD).
Di quest’ultima gestione si sa che, dei fondi depositati presso il conto corrente postale di Euro 450.000,00 stanziati grazie alla Camera dei Deputati per lavori di manutenzione, sono stati recuperati quei 20 mila trafugati da una mano lesta; veniamo a sapere però che recentemente sono stati restituiti al Ministero.
I consigli direttivi precedenti hanno potuto far ben poco per mettere in regola una situazione illegale troppo evidente.
L’IPAB, oltre al “castello”, comprende altre proprietà: sicuramente il confinante oratorio [ci sono delle differenze tra catasto e registro] e gli immobili tra Via Mesopane e la parete orientale della chiesa di San Giovanni Battista, la parrocchia di Cesano (Diocesi di Porto – Santa Rufina. vescovo Gino Reali, parrocco Federico Tartaglia), dove gli inquilini avrebbero un contratto di affitto a prezzi molto calmierati. L’insieme delle proprietà avrebbe un valore di circa Euro 1.200.000,00.
Il “castello” è invece rimasto sotto il controllo di Tullio Sciarretti, che di fatto l’ha occupato insieme alla moglie, perché Er Roscio, com’è conosciuto al borgo, figlio di una coppia accolta dalle suore dell’asilo, non ha mai sgomberato, facendo della proprietà pubblica la sua privata residenza.
Gli interventi dei precedenti consigli direttivi non sono però riusciti a mettere il punto finale all’occupazione perché alcuni cavilli legali hanno fatto rimandare lo sfratto, oppure le proposte di alloggio alternativo non sono mai andate a buon fine. Promesse di acquisto di un appartamento; promesse di assegnazione di una casa popolare fuori da Cesano (Tor Pagnotta); promesse di riutilizzo di un appartamento comunale (ex canonica della chiesa di San Nicola, proprietà del Comune di Roma), successivamente occupato da altri; promesse di ristrutturazione di altro appartamento dell’IPAB utilizzato come studio di pittura da Aurelio Sciplini… promesse che fino al 30 Ottobre scorso non hanno portato a nulla di concreto.
Ma la scossa di terremoto ha fatto ciò che anni di succedersi di presidenti di vario tipo in vari enti, sindaci ecc. non sono mai riuscite a fare: costringere Tullio ad uscire, per sempre, dal “castello”, perché dichiarato inagibile dai Vigili del Fuoco chiamati per il crollo di una parte dell’architrave di una finestra sul retro, Via XIII Settembre, che hanno rilevato diverse crepe all’interno dello stabile con caduta di calcinacci in più punti. Inoltre, scoperto a fare avanti e indietro dai carabinieri, è stato diffidato dal procedere illegalmente. Purtroppo, successivamente un malore (24.11.2016) l’ha costretto al ricovero in ospedale dove attualmente è in riabilitazione.
Indipendentemente dal fatto che occupazione o meno, una coppia composta da un settantaseienne (che per di più ha recentemente avuto un grave malore che l’avrebbe costretto in carrozzella) ed una ottantacinquenne (la cui figlia da un precedente matrimonio risiede nel settentrione e non avrebbe piacere di accogliere se non esclusivamente la madre) deve ricevere la prevista assistenza sociale per casi del genere, sembrerebbe aprirsi un nuovo futuro, inaspettato, per il “castello”. Nuovo perché questa volta non potrà ripetersi la rimozione fai-da-te della transenne poste dalla Polizia Municipale a seguito della caduta di un cornicione laterale, com’è successo qualche anno fa.
Ora vediamo proprio questo futuro.
A partire dai fondi stanziati si parla di 400.000 Euro, ma anche di 500.000 ed addirittura 800.000, che disponibili dal 2005 (e mai utilizzati), sarebbero scaduti nel 2015, per le mancate reazioni di destra e sinistra. Una certa tristezza ci prende nel pensare che nel momento dell'”allineamento dei pianeti” [!!!] (ovvero PD al Governo, PD alla Regione, PD al Comune e PD al Municipio), la caduta del Sindaco Ignazio Marino non ha concesso l’intervento risolutivo una volta per tutte.
Tant’è che al Borgo c’è chi commenta: «Poi quando qualcuno ci spiegherà come mai i soldi già stanziati per la ristrutturazione del castello non sono mai stati spesi in più di 10 anni e ora sembrano esser tornati alla Regione che li utilizzerà per altri scopi. Possibile che nessuno si è mai impegnato in tal senso? Questa storia è imbarazzante.». Dal mondo politico leggiamo commenti o risposte: «Io [Giuliano Pandolfi, n.d.r.] ne auspicavo l’assegnazione all’Università Agraria di Cesano – essendo un ente pubblico del territorio – ma trovo positivo anche che venga assegnato alla parrocchia di Cesano, insomma purché rimanga nella disponibilità della nostra comunità.»; seguito da Giuseppe Mocci: «Il problema del castello è ben diverso. Quel finanziamento è stato messo dal Ministero dell’Economia nel 2005 (attraverso la “volontà e l’interesse” di un parlamentare di riferimento [Cesare Previti, n.d.r.]). I fondi sono stati nel conto corrente per anni e alla fine la proprietà del bene (IPAB Opera D. Morotti) non ha potuto spenderli in quanto il bene era occupato (da oltre 50 anni). Se dopo 10 anni (2005/2015) i soldi non li spendi è normale che ritornano indietro, purtroppo. In questo caso non è di certo responsabilità dell’Università Agraria. Per fortuna dovremmo essere in dirittura di arrivo. L’ IPAB in questione ha la procedura di scioglimento in corso e da notizie fondate so che a breve tutto il patrimonio dovrebbe passare alla parrocchia di Cesano. Solo in quel modo, anche attraverso la diocesi, sarà possibile restaurare il tutto e renderlo fruibile alla cittadinanza.». Ma i commenti continuano: «Diciamo che il motivo della non spesa di quel fondo lascia qualche perplessità; in 10 anni una soluzione per il “residente” si sarebbe potuta trovare e di conseguenza sfruttare quei soldi.» e Mocci risponde: «Sono state fatte varie proposte che alla fine non sono state accettate. Era sicuramente una situazione molto e molto delicata, che si poteva risolvere con una reciproca collaborazione tra le parti. Purtroppo alla fine è andata come è andata. Diciamo che per quanto riguarda quella questione si sta concludendo un ciclo che è durato oltre 50 anni. Speriamo di risolvere presto la situazione della proprietà e rilanciare in tempi brevi tutto quel patrimonio.
Condivido pienamente le perplessità, purtroppo è anche vero che quell’IPAB è rimasta su carta e non ha mai funzionato. Almeno per quanto mi ricordo io.».
Nella delicatezza della situazione andrebbe identificata piuttosto la convenienza o meno, perché corre voce che il bacino di voti di parenti ed amici, avrebbe fatto gola a più di uno che potrebbe aver preferito i potenziali elettori alla soluzione del problema.
L’Università Agraria di Cesano di Roma, sotto la presidenza di Alessandro Pioli, ha chiesto più volte alle diverse amministrazioni coinvolte di trovare la soluzione intorno all’ente agrario, unico ente pubblico di prossimità, ma sembrerebbe che l’idea non abbia avuto la necessaria accoglienza.
Non ultima è quell’altra teoria che ha visto una lentezza politico-burocratica eccezionale per far sì che lo scioglimento dell’ente non significasse il passaggio degli immobili al Comune che, nella migliore delle ipotesi, avrebbe potuto venderli a privati, perdendone per sempre la comunità di Cesano qualunque speranza di riprendersi un bene pubblico strategico.
Sulla finalità del “castello” girano voci di molti tipi: c’è chi, come abbiamo letto, lo vuole gestito dalla Chiesa Cattolica, c’è chi invece lo vorrebbe per l’Università Agraria (che ne possiede altri immobili al borgo di Cesano, oltre al Casale di Via della Fontana Secca, il frantoio di Via di Colle Febbraro e l’importante Bosco del Rigo, ivi compresa la piccola necropoli etrusca). C’è anche chi l’ha proposto alla base di un progetto di albergo diffuso che si abbinerebbe perfettamente con un piccolo museo (i reperti antichi sono già stati individuati e basterebbe ufficializzare la richiesta alla soprintendenza), un luogo dove si potrebbero esporre pure gli stupendi abiti medievali che vediamo nel corteo storico in concomitanza con la festa del Ss. Crocifisso (14 Settembre) e sarebbe la sede ideale di più di una associazione locale che in particolare promuove il territorio, ma non solo, in primis la Pro Loco Massa Cesana. Il momento è piuttosto interessante per l’imprenditoria locale anche perché dopo la ristrutturazione della canonica della parrocchia, un certo numero di posti letto potrebbe essere subito disponibile, mentre dall’altra parte della piazza è in vendita un intero palazzetto che, ristrutturato, potrebbe essere convertito in una locanda dove servire pasti ed accogliere camminatori e viaggiatori, anche della Via Francigena.
È fondamentale che la popolazione di Cesano e di tutto il XV Municipio venga a conoscenza di una situazione che sicuramente in tempi brevi potrebbe ritrovare la strada giusta ritornando ad essere un bene pubblico usufruibile. È altresì fondamentale che vengano prese le decisioni dal basso, ascoltando la collettività.
Nel frattempo rimangono delle conseguenze per i residenti che, in attesa della relazione dei Vigili del Fuoco [entro il 30.01.2017 n.d.r.], si ritrovano una parte di Piazza Francesco Caraffa “recintata”, “sequestrando” diversi posti utilizzati per il parcheggio, una rete rossa a mo’ di transenna, in più punti strappata e per terra che rende bene l’idea di incuria, una strada [Via XIII Settembre] in parte interdetta al transito anche pedonale, un divieto di sosta fatto con un po’ di nastro giallo della Polizia Municipale attaccato alle pareti di Via della Chiesa e, per finire con l’elenco di problemi alla circolazione, un restringimento di carreggiata di Borgo di Sotto con Via Mesopane, nel punto transennato perché il muro sarebbe (da anni) pericolante [proprietà anch’esso della IPAB Don Morotti]; oltre ad un divieto di circolazione in Via dei Tinelli, perché all’angolo con Via Cesanense l’immobile pericolante che occupa un terreno comunale, da qualche anno sembrerebbe star per venir giù. Ed in più un divieto di circolazione abbandonato in Via della Fontana Secca, tra Via Dell’Isola e Via Solario, per il crollo di un vecchio muro, le transenne “ballerine” in Via della Stazione di Cesano che dovrebbero proteggere macchine e pedoni dell’eventuale caduta di qualche ramo dal pino di sinistra della ASL/sezione Municipio XV di Cesano e il dissesto dei sanpietrini un po’ ovunque, ma in particolare all’incrocio tra Via della Fontana Secca e Via dell’Isola. Infine, il restringimento con i jersey in Via Cesanense a protezione di quell’antico muro di Villa Vallambrini (dov’è la Scuola Michele Perriello), lavoro mai portato a termine. Tralasciando altre problematiche, comprese un certo abusivismo edilizio, il problema con la pressione dell’acqua corrente, incubo estivo che non vede soluzione a breve e, più recentemente, gli scoppi di inaudita potenza che ogni tanto si verificano sui quali i carabinieri stanno indagando.
red. 11.12.2016 – agg. 20.30h
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