XI. Paroecia S. Iohannis Baptistae Caesani Romae
L’edificio attuale, che affaccia sulla piazza dedicata Francesco Caraffa, fu costruito nel 1650 su progetto di Edoardo Chiesi. Sorge quasi certamente su una cappella dedicata al Salvatore e databile al sec. XI. La fase medievale è ancora indirettamente confermata dall’intento dell’imperatore Enrico VII, nel 1314, di tornare a Cesano e costruirvi una bellissima chiesa; purtroppo, come nel caso di S. Nicola, le fonti medievali dirette sono, allo stato attuale delle conoscenze, decisamente scarse.
Tornando alla più documentata fase seicentesca, la facciata, scandita da coppie di lesene, è conclusa da una cornice e sormontata da un timpano leggermente incassato rispetto alla parete. L’ingresso dispone di un portale di pinotto ed è sovrastato da una finestra rettangolare, inquadrata in una cornice sormontata da elementi decorativi.
L’interno è costituito da un vano rettangolare a navata unica. A sinistra e a destra dell’ingresso due acquasantiere a forma di conchiglia, sopra le quali si trovavano due tele dedicate a S. Nicola e ai SS. Pietro e Andrea, purtroppo trafugate e mai più ritrovate (risultavano tra i beni parrocchiali ancora nel 1920). Altari votivi e tele sono ai lati delle pareti.
A sinistra, dietro il confessionale, si trovava una tela rappresentante la predicazione di S. Giovanni Battista, databile al XVIII secolo e proveniente dalla distrutta chiesa di S. Nicolò di Galeria. Nel 2006, in occasione del restauro della nostra chiesa, la tela fu staccata dalla parete e rivelò una sorpresa:al di sotto nascondeva un’altra tela, mai vista prima, raffigurante la Vergine in trono col Bambino, circondata da S. Lucia, S. Nicola, S. Antonio, S. Francesco e angeli.
L’unica fonte a riguardo è una relazione rinvenuta presso l’Archivio Storico della parrocchia su una visita pastorale del 1916, dove il parroco di allora, don Giuseppe Morotti, scriveva che «al posto della fonte attuale, nel 1892, vi era un altare quasi demolito, di muro fracido, indecente che demolii e tolsi del tutto. Sulla cornice al muro vi era un quadro di nessun valore, con più santi pure rovinato, e che lasciai dietro al quadro che sovrapposi sul fonte. Il vecchio portava le figure di S. Antonio abate, S. Biagio, S.Lucia». La tela, dopo un accurato restauro conservativo, è stata collocata sulla parete sinistra vicino all’ingresso. Segue l’altare del Crocifisso, che prende il nome dalla statua lignea rappresentante Cristo in croce conservato in una teca.
Sotto l’altare è un paliotto databile al secolo XVI ma fortemente restaurato nel 1893, al centro del quale, in un medaglione, San Francesco riceve le stimmate. Segue il cosiddetto Altare del Purgatorio, la cui denominazione è dovuta ad una tela del XVII secolo, incorniciata da due colonne tortili decorate con tralci di vite e sormontata da un medaglione ovoidale con l’effige di Cristo risorto. Interessante l’iconografia rappresentata, poco consueta: S. Gregorio Magno che ispirato dallo Spirito Santo sotto forma di colomba intercede per le anime purganti; le anime vengono liberate dalle loro pene per intercessione di Maria presso il Padre, alla presenza del Figlio e dello Spirito Santo e portate dagli angeli in Paradiso.
L’altare maggiore è sormontato da una pala rappresentante la nascita di S. Giovanni Battista, attribuita alla scuola di Sebastiano Conca.
La parete destra presenta due altari dedicati alla Madonna e a S. Antonio Abate: all’interno di teche figurano le loro statue datate al secolo scorso e oggetto di devozione popolare.
In sacrestia, incassata nel muro sicuramente dopo un restauro dell’edificio, un’interessante acquasantiera a forma di conca sorretta da una mano, la cui datazione può essere ipotizzata solo sul confronto stilistico con acquasantiere simili che si trovano a S. Maria di Collemaggio a L’Aquila, datate ai secoli XIII e XIV.
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